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NON SOLO COWORKING: L’ARTE CONTEMPORANEA IN ULTRASPAZIO CLUB

Ultranews #13

NON SOLO COWORKING: L'ARTE CONTEMPORANEA IN ULTRASPAZIO CLUB

Da una parte, Fabio Bellitti, nato a Torino nel 1972, pittore noto per i suoi “volti” magnetici, caratterizzati da sguardi ipnotici, centro dell’opera. Dall’altra, Guido Harari, 71 anni, nato al Cairo, ma che ha scelto Alba come sua residenza.

Gli “sguardi randagi” di Harari hanno incrociato gli “Sguardo Privato” di Bellitti, i cui dipinti sono stati esposti per due giorni presso lo spazio espositivo Ultraspazio Club a cura di Alessandra Morra nell’ambito del festival dedicato alla trasversalità delle arti.

Non è la prima volta che il nostro Club apre le porte all’arte. Gli spazi di Palazzo Costa Carrù della Trinità, in Via San Francesca da Paola, ben si prestano a questo tipo di esposizioni.

L’evento in Ultraspazio è stata l’occasione per Harari per approfondire il tema del “ritratto immaginato” a partire dall’esperienza della sua “Caverna Magica”, il set fotografico che da due anni opera all’interno della mostra “Incontri 50 anni di fotografie e racconti” (attualmente alla Fabbrica del vapore a Milano fino al 1° aprile).

Guido Harari ha conosciuto e fotografato i più grandi miti della musica. Con Lou Reed ha stretto un vero e proprio rapporto di amicizia quando è venuto a Torino per il primo e unico tour insieme alla moglie, un lungo abbraccio invece con l’Avvocato Agnelli in un incontro sorprendente sulla bolla del Lingotto. Tutte le foto sono mute, le sue cantano con la voce dei grandi artisti che ha immortalato nel tempo, da Baglioni, Bocelli, Pino Daniele, Bob Dylan, Mia Martini, Paul McCartney, Gianna Nannini, Pavarotti, PFM, Lou Reed, Vasco Rossi, Simple Minds e Frank Zappa…l’elenco è infinito. Harari è stato, infine, uno dei fotografi personali di Fabrizio De Andrè, con una collaborazione ventennale. Di lui racconta un talento smisurato e la capacità di dialogare con chiunque.

La mostra dedicata a Bellitti traspone in fotografia la pittura. Le opere dell’artista, infatti, rappresentano volti maschili e femminili, modelli estetici idealizzati e non realistici. Creature affascinanti dalle linee dolci e sensuali dai colori evanescenti contrastano con disegni essenziali, dal tratto deciso e impulsivo. Un unico filo conduttore: lo sguardo. Talvolta ipnotico, talvolta sfuggente, sempre al centro dell’opera.

l ritratti esposti sono, per definizione dello stesso artista, uno SGUARDO PRIVATO: circoscrivono l’emozione del visitatore a quella tragica definizione di Baudelaire per cui “un buon ritratto appare sempre come una biografia drammatizzata, o piuttosto come il dramma naturale inerente ad ogni uomo”.