Ultranews #12
APPUNTAMENTI DA NON PERDERE
La prestigiosa sede di Ultraspazio Club, in Via san Francesco da Paola 17, il 12 e 13 Gennaio, ospiterà la mostra SGUARDO PRIVATO, una raccolta antologica delle opere di Fabio Bellitti.
Le sue opere hanno dato spunto al dialogo con Guido Harari che sarà con noi il 13 Gennaio alle 17.00, per raccontare l’approccio creativo che ha ispirato il lavoro della “Caverna Magica”:
Qui gli approfondimenti di Alessandra Morra.
Sono state due le percezioni che ho seguito per raccontare il progetto creativo dell’artista.
La prima: quella di affidarmi come è doverosa tradizione di Inpoetica, ad una trattazione trasversale, del tutto contemporanea. Nonostante l’incisivo tratto pittorico del Bellitti mi riconduceva alla definizione di “stanza” architettonica, ma altresì anche a quella di “stanza” musicale.
l ritratti esposti sono, per definizione dello stesso artista, uno SGUARDO PRIVATO: circoscrivono l’emozione del visitatore a quella tragica definizione di Baudelaire per cui “un buon ritratto appare sempre come una biografia drammatizzata, o piuttosto come il dramma naturale inerente ad ogni uomo ”.
Conscia di questa definizione ho cercato di allontanarmi da una retorica insinuosa, ma purtroppo anche insinuante.
Ad aiutarmi un saggio tanto raro quanto prezioso di Philippe Lacoue-Labarthe, IL RITRATTO DELL’ARTISTA IN GENERALE in cui si ricorda al lettore che l’immagine ci parla, e sembra che ci parli intimamente di noi.
Ma intimamente è dire troppo poco: intimamente designa allora quel livello in cui l’intimità della persona si rompe e, in questo movimento, indica la prossimità minacciosa di un di fuori vago e vuoto che è il fondo sordido sul quale essa continua ad affermare le cose nella loro sparizione. Così essa ci parla, a proposito di ogni cosa, di meno della cosa, ma di noi, ea proposito di noi, di meno di noi, di quel di niente che resta quando non vi è più nulla. L’indagine a questo punto poteva apparire artefatta e precostruita: neanche questo era il mio presupposto.
Allargando il disegno alla trasversalità ho cercato di riflettere sul progetto creativo dell’artista.
Questa è stata la seconda percezione.
IL TEMPO, sì il tempo, è stato il determinante della trattazione critica.
Il desiderio del disegnare, del ricercare e di definire il tratto dei suoi sguardi privati è arrivato, per il Bellitti, durante il lungo ed estenuante periodo del Covid. Tempo incastrato dall’immobilità e dal disagio del non conosciuto: un tempo nel quale ognuno di noi si è dovuto rapportare al concetto di necessità, di bisogno, nonché a quello del desiderio sottratto.
Il Covid ha certamente cambiato il nostro modo di vivere, costringendo la realtà ad una dimensione astratta, desertificata.
Chiaramente la definizione della “stanza” mi riportava al concetto filosofico della creatività.
Altresì a quello del silenzio e del vuoto.
Appena un osservatore entra, la stanza vuota si popola del suo sguardo.
Viene attivata una impressione di assenza, perché ora c’è una coscienza che la percepisce.
Uno sguardo è una vita sospesa, una continua interrogazione che non si compiace della superficie delle cose e vuole andare un po’ più in là, dove luce ed ombra si intrecciano nella penombra di una finestra, dove la certezza si ammanta di sospetto e l’ignoto diventa déjà vù.
Per questo motivo ho citato il concetto di WUNDERKAMMER e non di mostra espositiva.
Con la necessità di sottolineare la trasversalità di questo progetto ho riflettuto ed indagato sull’esperienza della “Caverna Magica” di Guido Harari.
Nello stesso periodo costringente del Covid il grande fotografo dava corpo ad una serie di installazioni che si sono concretizzate (negli ultimi due anni di esposizioni, accolte nelle più prestigiose sedi istituzionali
ed internazionali). In esse Harari ha accolto i visitatori nella sua “Caverna Magica”: un luogo in cui il Maestro ha ricominciato a fotografare.
La cosa straordinaria è l’obiettivo puntato sui visitatori, volti sconosciuti, che, in qualche modo, attraverso l’immaginario del fotografo, diventano ritratti, il suo Sguardo Privato.
Nel 2019 Inpoetica aveva indagato con tre eventi importanti, in collaborazione con la Wall Of Sound Gallery, IL CORPO: Pier Paolo Pasolini, Cesare Pavese e Carmelo Bene.
L’operazione a Palazzo Costa Carrù della Trinità mi appare come un dagherrotipo, altresì anche un progetto continuativo.
Alla fine il processo di questi due artisti che lavorano con strumenti, con attitudini e storicità diverse, approdano, a mio avviso, ad uno stesso risultato.
Il ritratto è uno sguardo privato e allora il saggio di
Philippe Lacoue-Labarthe mi accorre ancora in aiuto a chiudere questa presentazione.
Il ritratto – vale a dire all’occorrenza il foto-ritratto (lo si intende come lo si vorrà) è di fatto ritratto di nessuno o di ciò che Blanchot chiama il qualcuno senza volto.
Si perde ogni speranza teorica, cioè speculativa, di distinguere o di non distinguere vita o morte. Eros e Thanatos. E l’aggettivo insinuante non mette il margine alla definizione di insinuosità.